MARCO, ANDREA ED ENRICO alla Chiaraviglio - Berthelet al Corno Piccolo. 29
giugno 2019
Prima
salita: Curio Chiaraviglio, Ettore Berthelet, 9 settembre 1918.
Era
da tanto che Marco aveva adocchiato questa storica via sul corno
piccolo. Roba di altri tempi, decisamente. E come l’abbiano trovata
i primi salitori è un mistero perché, con difficoltà max III/IV,
girovaga lungo l’articolata cresta Sud del Corno Piccolo (si
aggirano la Punta dei Due, il Torrione Aquila e la Torre Cicchetti).
L’attacco è sotto la Sella dei Due Corni e, se si vuole salire
alla vetta del Corno Piccolo, lo si fa attraverso la Danesi. La
nostra versione è finita con una calata di 60 metri sulla Danesi
consentendoci di rientrare ad un’ora quasi decente. Eravamo
partiti molto presto da Campo Imperatore facendoci carico di un
avvicinamento piuttosto importante. Ed il ritorno, con la risalita al
Passo del Cannone, è stato “allenante”, se vogliamo trovare un
elemento di utilità. Dormire al Franchetti avrebbe reso l’”impresa”
decisamente più soft.
MARCO, ENRICO E ALBERTO sulla cresta nord-est del Corno Piccolo 20 luglio 2019
Ancora
Corno Piccolo…
Cresta
nord-est del corno piccolo, 20 luglio 2019
Si
sa, spesso si va a periodi. E questo è il periodo del Corno Piccolo.
Non sazio della Chiaraviglio Berthelet, Marco propone di affrontare
la classica e panoramicissima cresta nord-est. Enrico coglie
l’occasione e offre l’esca ad Alberto per un uscita che compensi
un po’ il 4000 che avrebbe voluto fare ma per il quale non ha
trovato compagni.
Si
tratta di una via di ambiente bellissima, descritta a volte con
eccessivo understatement.
Le difficoltà tecniche, come si dice, sono concentrate nei primi due
tiri e non superano il IV+ (del GranSasso!). poi si prosegue su
II/III. Ma la via è lunga e con passaggi esposti (che ti aspetti da
una cresta!). Le cordate più celeri, di due e che optano per molti
tratti free, possono impiegarci 3 o 4 ore (per la sola salita in
cresta). Cordate di tre persone e che “osano” meno pure 6 ore.
Anche la discesa può essere più o meno rapida (Canalone nord,
Danesi, Normale). La nostra giornata, compresa una discesa “normale”,
è stata lunga 12 ore.
Dopo
aver dormito ai Prati di Tivo, la mattina presto siamo saliti ai
“laghetti” (o belvedere). 350 metri di dislivello in più,
rispetto a prendere l’impianto di risalita dai Prati, ma volevamo
guadagnare un paio d’ore.
Di
primo mattino, la parete est del Corno Piccolo è illuminata dal
sole, la parete nord è invece al buio: la linea di confine tra luce
e ombra è esattamente la linea della via. Alle nostre spalle il sole
inizia a risplendere sull’Adriatico vicinissimo.
Marco
si fa carico dei primi due tiri (ma quanto resistenza fanno le corde
quando devi recuperare!), Enrico allevia il lavoro nella parte
centrale, prima di provare, brevemente, una “conserva protetta” e
cedere, finalmente, ad un liberatorio (e facile) “free solo”.
A
tratti incrociamo sulla salita due cordate pugliesi e poi una romana.
A ridosso della croce di vetta scambiamo due parole con un primo di
cordata, di Cesena, che stava recuperando il suo secondo in uscita
dal Monolito. Tutt’altra storia!.
Ritornati
all’auto ci aspetta un rientro di oltre tre ore ma una pizza con
porchetta che ci siamo concessi on the road
farà parte dei ricordi di una bella giornata di amicizia e montagna.
Qui
di seguito una sintetica descrizione della via di salita.
L’attacco
(quota 2330 mslm) si raggiunge, dopo aver percorso un breve tratto
del sentiero per il Ventricini, risalendo i ripidi pendii per lo più
erbosi che costituiscono lo zoccolo del Corno Piccolo.
Il
primo tiro si svolge all’interno di un canale-camino (ovvero sul
crestone di destra) che poi diviene fessura (IV+). Il secondo salto
si supera entrando in un camino a due metri a destra del filo di
cresta. Si prosegue per un diedro, si supera un grosso roccione e poi
una parete. (III,IV). Si raggiunge, poi, una terrazza a quota 2410
metri circa. Si percorre un altro tratto ripido, a volte proprio sul
filo di cresta con un panorama incredibile, che porta su un primo
spallone; poi segue un tratto orizzontale (siamo a circa 2450 m).
Sempre lungo il filo di cresta, si raggiungere l’Anticima Nord (m
2585). Si scende, leggermente a destra, ad un intaglio che divide
l’Anticima dalla Vetta. Si sale l’ultima parte di cresta per
ripide placchette (fino a III) e si raggiunge la cima nei pressi
della croce di vetta (m 2655).